mercoledì 13 agosto 2014

LA CHIESA DI SANT’ANTONIO ABATE SOPRA SLIVIA




L'ingresso dell'antico cimitero
In un vecchio numero di Alpi Giulie si trova un bell'articolo di Abramo Schmid riguardante l’antica chiesa dedicata a Sant’Antonio abate che esisteva nella zona lungo la stradina tra Slivia e San Pelagio. Si trattava di chiesetta con campanile e vela, inizialmente senza cimitero, probabilmente creato successivamente (infatti il toponimo locale è Žegen, benedizione, cimitero). Già verso la fine del ‘700, primi ‘800, della chiesa non vi era più traccia, vi è infatti una nota secondo cui l’altare fu trasportato nella vicina chiesa di San Pelagio.


Nelle mappe locali del Catasto Franceschino (1818-1819), la vasta zona a terrazzamenti tra il paese ed il sito in questione viene genericamente indicata come “St. Antonio”, ma non vi è traccia di edifici o cimiteri.
In OpenStreetMap, sul punto vengono indicati i toponimi Sveti Anton e Žegen, a dimostrazione che chi ha inserito i dati in mappa era a conoscenza che nella toponomastica locale sono rimasti in uso tali nominativi.
Nella monografia di Pavel Merkù sulla toponomastica del comune di Duino Aurisina, si cita S. Antonio nelle diverse forme, ma non vi è traccia di “Žegen”.




Ma cosa è rimasto oggi in quel posto? Non vi è nessuna traccia di un benché minimo rudere, a sud della strada c’è il cumulo di macerie riportato anche nello schizzo di Schmid su “Alpi Giulie”, ci sono tutti i muretti a secco che delimitano le particelle, che a nord della strada sono disposte a terrazzamenti, probabilmente un tempo coltivate a vigna ma ora lasciate a prato.


Cercando con maggior attenzione in mezzo alle pietre, si vede come il cumulo di macerie a sud della strada e alcuni muretti a secco a nord della strada, sono ricchi di frammenti di laterizio, alcuni con le facce piatte e parallele, alcuni ricurvi (tegole?), alcuni sagomati come fossero ornamenti. Probabilmente sono lo stesso tipo di laterizi trovati e fotografati dallo Schmid nel suo articolo, egli ne ha trovati alcuni con delle iscrizioni che identificano delle fornaci del tempo, iscrizioni che egli nota come furono ritrovate anche su dei laterizi presenti in ritrovamenti archeologici a S. Sabba presso Trieste e tra le macerie di una villa romana “nel territorio di Nabresina”.



Di fronte al cumulo di macerie, a fianco di quello che lo Schmid indica come “l’ingresso dell’antico cimitero”, vi è una particella di forma semi-ovale, con la base diritta, e che, al contrario di tutte le altre circostanti, le quali sono ben tenute, sgombre da pietre e vegetazione, con il prato regolarmente sfalciato, è decisamente incolta e caratterizzata dalla presenza di cumuli di pietrame e vegetazione impenetrabile di rovi ed arbusti, come se un antica tradizione avrebbe imposto alla gente locale una sorta di “religioso rispetto” per questa piccola particella, mai coltivata.



Sarà mica il sito dell’antica chiesetta o del cimitero? Indagini più accurate forse svelerebbero qualcosa di interessante...



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